Perfettibilità e neurogenesi: un po’ di storia per incuriosirsi.

di Paola Sommaiuolo

Nel 1762 Jean Jaques Rousseau sosteneva che la natura fosse viva, avesse una storia e che si trasformasse nel corso del tempo.

Il nostro sistema nervoso, affermava non è statico ma, vivo e in grado di cambiare.

Nell’” Emilio”, il primo libro dettagliatamente scritto sullo sviluppo del bambino, sempre di Rousseau, egli affermava che l’organizzazione del nostro cervello è influenzata dall’esperienza e che, esercitando sensi e abilità, ne trarrebbe beneficio.

Scriveva Rousseau: “per capire un uomo osserva gli uomini e per comprendere gli uomini osserva gli animali; capirai allora la perfettibilità dell’essere umano. Alcuni mesi dopo la nascita, un animale è già quello che sarà per sempre, mentre l’uomo, con i suoi sensi, è in grado di cambiare e evolvere costantemente. Questo il concetto di “perfettibilità” di Rousseau, oggi lo chiamiamo “neuro plasticità e neuro genesi”.

Da Aristotele in poi, si pensò che le facoltà umane venissero regalate dalla natura, lo sviluppo mentale si otteneva utilizzando quelle facoltà e perfezionandole fino ad arrivare a un ideale di perfezione.

Quindi la grandezza di Rousseau fu quella di affermare che se l’uomo è dotato della facoltà di essere malleabile, non possiamo più essere certi di cosa significhi migliorare se stessi, proprio perché perfettibile.

Negli anni ’30 Il neurochirurgo Wilder Penfield del “Neurological Institute di Montreal” fu il primo che mappò i lobi cerebrali del sistema sensitivo e motorio.

Scoprì che toccando alcune aree cerebrali il paziente evocava ricordi lontani e immagini oniriche; queste mappature influenzarono studiosi di tutto il mondo e per molti anni si pensò che fossero fisse e immutabili ma, Penfield, non aveva mai fatto un’affermazione simile!

Di fatto l’uomo è un essere con un vissuto personale “condizionante” che può mettere in moto sempre le stesse risposte chimiche generate dall’esperienze stesse, ma, afferma Umberto Galimberti nella presentazione del libro di Enzo Soresi, “Il Cervello anarchico,” ed. Utet, “le nostre risposte agli stimoli si configurano come spinte generiche a meta indeterminata e non derivano dagli istinti.

…..  “noi non siamo dotati di istinto, per cui mi sento di affermare che anche il famoso istinto sessuale è così poco istintivo che, in presenza di una spinta sessuale posso concedermi tutta una serie di possibilità,………. Spaziare fra perversioni ………. e addirittura tendere ad una meta non sessuale, magari creando un’opera d’arte o volgendo quella spinta in chiave mistica”.

Di fatto il nostro comportamento può anche essere cablato dal patrimonio genetico personale e da quello specifico della nostra razza umana, ma poi, diventa soggetto agli stimoli dell’ambiente attraverso ciò che impariamo e sperimentiamo.

Siamo perciò “neuro plastici” e questo significa che attraverso un apprendimento costante, facendo nuove esperienze e modificando il nostro comportamento, siamo in grado di attuare un cambiamento (quando i condizionamenti non ce lo rendono impossibile) creando una sorta di dipendenza chimica che attua sempre gli stessi comportamenti.

Una nota di riflessione interessante e quello che rende “noi”, esseri appartenenti di diritto alla razza umana.

Ci racconta Bruce Lipton che osservando l’evoluzione del cervello umano, ci si rende conto che tutte le specie animali si evolvevano ingrandendo la loro massa cerebrale e i loro organi.

Trecentomila anni fa il cervello dei mammiferi raggiungeva l’apice della sua evoluzione e della sua funzionalità, ma la neocorteccia dell’uomo raggiunse una grande massa e una grande complessità in un periodo molto più breve rispetto agli altri mammiferi.

(La neocorteccia e’ l’area pensante e ragionante del cervello umano).

Quasi tutti i mammiferi videro aumentare la dimensione del loro cranio in modo proporzionale all’aumento della loro massa cerebrale, tranne l’essere umano, probabilmente perché la femmina avrebbe dovuto allargare il bacino per dare alla luce il suo “cucciolo”, ma, questo fatto l’avrebbe riportata a muoversi su quattro zampe.

La natura, probabilmente, compensò questo stato di cose facendo ripiegare il cervello in circonvoluzioni che nascondono il 98% della neo corteccia.

Ogni essere umano eredita ricordi genetici a lungo termine, codificati nel sistema nervoso. Ciò costituisce la base dalla quale partiamo tutti, Indistintamente, per apprendere. Questo ci annovera di diritto nella categoria “umani”. All’interno del nostro cranio sono contenute tutte le informazioni della nostra specie dall’origine fino ad oggi!

Paul Maclean è stato il primo scienziato che ha suddiviso il cervello in tre formazioni.

Ogni formazione ha una sua dimensione, forma, chimica, struttura, schema di funzionamento.

Esse rappresentano tre sotto periodi e tre “sotto cervelli”; ognuno con la propria intelligenza, memoria, e reattività alle situazioni spazio temporali:

Le tre formazioni sono Il cervello rettile con il tronco encefalico e il cervelletto. (Archipallio). Viene chiamato rettiliano perché costituisce la maggior parte della materia grigia nei rettili, rappresenta la zona istintuale di sopravvivenza estrema. Controlla la coordinazione e la propriocezione, cioè la percezione inconscia del movimento e dell’orientamento spaziale: è strettamente collegato al lobo frontale, l’area della programmazione intenzionale. Dopo aver appreso un’abilità specifica, essa è collegata al cervelletto, cioè memorizzata. Questo significa che può essere svolta automaticamente, vale a dire con una minima quantità di pensiero conscio.

Tutte le reazioni emozionali, le azioni ripetute, le abitudini e i comportamenti usuali, i riflessi inconsci con la possibilità di gestirli o no sono collegate al cervelletto.

Il cervello limbico o cervello mammifero (Paleopallio) molto evoluto nei mammiferi, è la sede del sistema nervoso autonomo involontario. Viene chiamato anche cervello emozionale e chimico, di conseguenza regola e controlla l’omeostasi.

Quattro sono le funzioni fondamentali del cervello medio: lottare, fuggire, nutrirsi, copulare (fight, flight, feeding, fornicating). Il cervello medio è quello delle quattro “F”.

Il Pericolo attiva il sistema autonomo che scatena la reazione lotta o fuggi che rappresenta la sopravvivenza: nota che il termine sopravvivenza indica qualcosa oltre la “vivenza.” e gli avvenimenti che hanno creato apprendimento hanno reso sempre più specializzati e perfetti i fenomeni di sopravvivenza

Il cervello nuovo o neocortex (neopallio), si è modellato attorno ai primi due cervelli, rappresenta l’area più evoluta ed avanzata, è sede della consapevolezza cosciente e ospita il libero arbitrio attraverso la capacità di razionalizzare e ragionare.

I nostri tre cervelli sono quindi la nostra eredità genetica evoluta nel corso dei millenni attraverso rete neurali di connessione, sono quelli che, come già affermato ci fanno ricordare di essere umani e solo umani!

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