Il” bone setting” e l’osteopatia, il passato non si dimentica.
Di Giusva Gregori
Ilpodio per l’arte e la filosofia del trattamento manipolativo va dato, senza dubbio, a coloro che “aggiustano le ossa”. La tradizione ci dice che l’” aggiustamento delle ossa” esisteva già in tempi remoti. In Germania, Boemia, Inghilterra, Scozia, Galles, New England, Carolina e in Virginia, abbiamo una diretta testimonianza di esperti “bone setters”. Questi erano uomini che avevano assolutamente “divorziato” dalla professione medico-sanitaria, e che usavano il metodo dell’“aggiustamento delle ossa” come mezzo per trattare alcuni dei cosiddetti mali incurabili. Molti dei “bone setters” lavoravano nell’anonimato. Nessuno di loro era un letterato e quindi la nostra conoscenza, riguardo i loro metodi, è questione di storia. I principi fondamentali del bone-setting erano due:
- Trattare le grandi articolazioni che diventano rigide.
- Applicare il principio di mobilità.
La tecnica del bone-setting, o trattamento, era rapida, con movimenti veloci insieme a trazioni, in alcuni casi con aggiunta di “strattoni” o “strappi forzati”, ma mai sino al punto di rottura. In origine il lavoro del Dr. Still era praticamente quello del bone-setting.
Tant’è che viene evidenziato nelle scritture del “Naturopath”( Dicembre 1902), insieme a Palmer per la Chiropratica ed a Smith per la Naprapatia.
Nel Naturopath si legge: “l’osteopatia insegnata dal Dr. Still non include diete, idroterapia, suggestione o altre misure naturopatiche. Il promotore di un sistema è il suo fondatore, non i suoi seguaci, e nel rispetto del fondatore, devi aderire, tecnicamente e nel pensiero, almeno, alle dottrine del buon vecchio bone-setter, ovvero l’aggiustamento delle articolazioni, del posizionamento alterato delle ossa e la stimolazione di certi centri nervosi che è tutto quello che poi l’osteopatia afferma di essere, originalmente, etimologicamente, razionalmente e praticamente”.
In opposizione a queste scritture va detto che nessun sistema di filosofia, religione o promozione di salute e benessere è mai stato mandato dal Paradiso già pronto o completamente evoluto. Ogni sistema ha un origine, uno sviluppo e una regolare evoluzione, l’importante è evolvere nel rispetto dei principi fondativi.
Senza dubbio il Dr. Still era originalmente un bone-setter. Acquisì abilità nell’impostare dislocazioni. Il Dr. Still si differenziò dai bone-setter perché non si fermò esclusivamente al concetto della dislocazione. Dal concetto di aggiustamento, Still comprese che la mobilità e la libertà articolare doveva essere la caratteristica di ogni “giuntura” del corpo, è che queste caratteristiche forniscono la base per una condizione di salute e malattia del corpo. Il corpo, in altre parole, deve essere considerato come un meccanismo perfettamente articolato.
Da questo concetto di meccanismo articolato, si comprendono i concetti che vedono la relazione reciproca di tutti gli organi e tessuti del “sistema corpo” con tutte le articolazioni della struttura scheletrica. Quindi, il più piccolo spostamento o alterazione nelle articolazioni, legamenti o muscoli interferisce con i vasi sanguigni e le fibre nervose. Il risultato di questa interferenza è l’ostruzione delle forze vitali e quando ciò accade si sconvolge la produzione di energia e si entra nella fase della malattia.
Il lavoro del bone-setting era basato su questo principio e le sue tecniche erano mirate a rimuovere l’ostruzione al fine di “rilanciare la funzione” degli organi e dei tessuti, ricevere il loro normale calore, energia e rifornimento nutritivo cosi da promuovere la condizione di benessere.
Dobbiamo ammettere che la figura del bone-setting rappresenta il pilastro fondativo delle scienze manuali complementari e non solo.
Perché?
Perché i bone setter si preoccupavano delle “giunture” e dei loro movimenti, è vero che non si preoccupavano della globalità individuale in modo diretto, ma indirettamente, senza considerarlo, lavoravano su tutti quei principi che oggi per noi rappresentano mente corpo e spirito.
Come lavoravano?
Localizzavano la riduzione o la “dislocazione”, condizione per i bone-setter, associata al principio di “dolenzia, algia, sensibilità alterata” (tenderness), solitamente intorno alla giuntura da manipolare.
La tecnica del bone-setter consisteva in:
- Localizzare il punto tenderness
- Posizionare il pollice su questo punto e applicare una forte pressione
- Afferrare la porzione distale dell’arto e ruotarlo sul suo piano di mobilità più libero inibendo la resistenza muscolare
- Applicare flessioni ed estensioni nella direzione della maggior resistenza articolare
Effettuare il movimento contrario fino a quando la resistenza o dislocazione si riduce, solitamente con un suono simile ad un “click”.
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